Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci by Oriana Fallaci

Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci by Oriana Fallaci

autore:Oriana Fallaci
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Corriere della Sera
pubblicato: 2004-09-22T22:00:00+00:00


No, no. Solo un po'. Forse è un'altra botta di stanchezza. Forse è l'Alieno che si difende dai miei anticorpi. E forse è anche la vecchiaia che ormai avanza. Però mi piace, la vecchiaia, mi diverte. Sono sciocchi quelli che la rifiutano e che per rifiutarla si fanno il lifting, si vestono da ventenni, barano sull'età. Sciocchi ed ingrati. Lo dissi anche ai due amici che dopo l'uscita de La Rabbia e l'Orgoglio vennero a New York per intervistarmi. L'intervista non gliela detti, no. Però li invitai a cena, e a un certo punto gli dissi che la vecchiaia è una bellissima età. L'età d'oro della Vita. Non tanto perché l'alternativa è morire senza conoscere il lusso di quel privilegio, quanto perché è la stagione della libertà. Da giovane credevo d'essere libera, aggiunsi. Ma non lo ero. Mi preoccupavo del futuro, mi lasciavo influenzare da un mucchio di cose o persone, e in pratica non facevo che ubbidire. Ai genitori, ai professori, ai direttori dei giornali dove lavoravo già a diciott'anni... Da adulta credevo d'essere libera. Ma non lo ero. Mi preoccupavo ancora del futuro, mi lasciavo condizionare dai giudizi malevoli, temevo le conseguenze delle mie scelte... Oggi non le temo più. I giudizi malevoli non mi condizionano più, il futuro non mi preoccupa più. Perché dovrebbe? È arrivato, ormai. E sgombra di inutili desideri, di superflue ambizioni, di errate chimere, mi sento libera come non lo sono mai stata. Libera d'una libertà completa, assoluta. Inoltre la vecchiaia è bellissima perché da vecchi si capisce ciò che da giovani e perfino da adulti non s'era capito. Perché con le esperienze, le informazioni, i ragionamenti che abbiamo accumulato, tutto s'è fatto chiaro. O molto più chiaro. Alcuni chiamano questo saggezza, e se sono saggia io non lo so. Spesso lo escludo. Però so che grazie a quelle esperienze, quelle informazioni, quei ragionamenti, il mio cervello è migliorato come un buon vino rosso. Ha intensificato il suo sapore, ha assorbito le energie che il resto del corpo ha perduto. Non che sia scandalosamente vecchia, intendiamoci. Sulla faccenda ci gioco un po'. È la mia civetteria. Ma l'Alieno mi consuma, a volte non mi reggo in piedi. E, come ho detto all'inizio della nostra chiacchierata, quando non mi reggo in piedi penso meglio. Studio meglio, lavoro meglio. È come se la forza delle mie gambe, delle mie braccia, dei miei polmoni si fosse trasferita nella mia testa. Mi sento più intelligente, insomma. E questo mi riempie di tale felicità che non mi dico mai «Vorrei-tornare-indietro, ricominciare-daccapo». Tutt'al più, sapendo che non durerò molto, esclamo: «Proprio ora! Dio, che spreco. La morte è uno spreco».

Ciò mi aiuta a porre l'ultima domanda. Una domanda molto difficile. Brutale e difficile.

Dica.

Le fa paura la morte?

Non è una domanda brutale, non è una domanda difficile. Io l'ho posta tante volte agli altri. Per esempio ad Hailé Selassié, l'imperatore d'Etiopia, quando lo intervistai nella sua reggia di Addis Abeba. Povero Hailé Selassié. Era vecchissimo, ormai. Sicché s'arrabbiò come una belva.



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